E-commerce internazionale e digital Single Market

Digital Single Market Nel mese di febbraio 2019 ho avuto il piacere di essere invitato presso il Palacio de Cristal in Madrid per partecipare quale relatore alla serie di conferenze organizzate nell’ambito della fiera dedicata agli investimenti internazionali IMEX – Impulso Exterior.
IMEX-Impulso Exterior Fair è la principale fiera commerciale internazionale spagnola. Offre i prodotti più efficaci e innovativi per aiutare le PMI nel loro processo di uscita all’estero. Organizzato dalla rivista Moneda Única, si tiene a Madrid da 16 anni, con cinque edizioni in Andalusia e Barcellona, quattro nella Comunità Valenciana, due a Castilla-La Mancha e una nelle Asturie. L’evento ha contato con la sponsorizzazione tra i vari di Banco Santander, di ICEX (Instituto comercio exterior de España), Madrid City Council, Maersk e DHL, studio Legale Juarez Y Asociados. Più informazioni sull’evento al seguente link.
L’argomento sul quale ho effettuato il mio intervento è stato “mercato unico digitale e e-commerce (“mercado único digital e e-commerce”).
Nel corso della relazione ho ricordato brevemente il ruolo del Digital Single Market quale strumento di sviluppo dell’unione europea, ossia come questa sia la strategia volta a creare una mercato unico dei servizi digitali di respiro veramente europeo che spazi non solo sui beni di consumi ma che riguardi anche i servizi digitali, ed in buona sostanza la connessione digitale e lo sviluppo degli scambi di merci, servizi e informazioni trai vari soggetti attivi sul mercato in Europa.
Argomento non toccato ma che, invece, meriterebbe altrettanta attenzione è l’ambito e-governement, ovvero lo sviluppo degli strumenti di governo elettronico come ad esempio l’implementazione del regolamento eidas per unificare i sistemi di identificazione a livello europeo.
Tornando al contenuto dell’intervento ho evidenziato lo stato dell’arte attuale, con i passi già compiuti verso la realizzazione di un compiuto Digital Single Market, ad esempio la recente introduzione del nuovo Regolamento UE n. 302/2018 UE Geo-blocking, ovvero gli ulteriori passi ancora da fare nonché i margini di crescita dello stesso ancora possibili, infatti ancora oggi tolti i grossi player internazionali rimane esiguo il numero di imprenditori che usano il commercio elettronico per vendere al di fuori dei propri confini.
Questo ultimo dato deve veramente far riflettere, in quanto si parla di un potenziale inespresso a disposizione di quello che dovrebbe essere ormai riconosciuto dagli imprenditori come proprio mercato interno, ed invece rimane per l’appunto li a disposizione dei soli pochi in grado di sfruttarlo.
Certo le difficoltà nel comprendere i meccanismi del e-commerce internazionale non mancano, tuttavia una considerazione del genera confligge con quella che dovrebbe essere un’analisi completa della questione e cioè pesare le difficoltà con i possibili benefici.
Parlando dei benefici sembra quasi banale ricordare come commerciare all’interno della UE prima di tutto voglia dire commerciare all’interno di un mercato molto ricco compost da quasi 500 milioni di abitanti, sia in genere esente da costi doganali, ci sia un alto livello di servizi, inoltre grazie alle norme introdotte dalla Ue ci sia certezza nei rapporti giuridici tra i soggetti operanti all’interno del Digital Single Market in caso di problemi, nel senso che è chiaro dal punto di vista sostanziale e processuale individuare e quindi rispettivamente responsabilità, la legge applicabile ed il foro di competenza della lite senza dimenticare, infine, una delle cose più importante che è agevole recuperare un credito internazionale.
Tornando al contenuto del mio intervento, focalizzato su Ue e Spagna, tuttavia ho dovuto evidenziare i recenti dati pubblicati dalla Ue (DESI) in materia sviluppo digitale all’interno della Ue, ossia che da questo punto di vista purtroppo l’Italia nel 2018 non si è piazzata benissimo, anzi salvo alcuni punti positivi, connettività e servizi e-governement, il quadro generale vede l’Italia perdere un posto.
Detto ciò questa ricerca conferma tra le varie cose un aspetto già evidenziato sopra, cioè la difficolta nel comprendere i meccanismi del e-commerce internazionale che letto attraverso la ricerca in commento si traduce nel dato sulla scarsità di capitale umano formato nelle materia in discussione.
In altre parole questa ricerca evidenzia come ad oggi l’e-commerce a livello internazionale sia poco sfruttato per la mancanza di soggetti con le dovute competenze necessarie ad implementarlo nelle aziende, non solo dal punto di vista tecnico informatico ma anche e soprattutto strategico e, quindi, di sviluppo del business, ad esempio, l’adozione di una piattaforma e-commerce focalizzata su un determinato mercato può essere anche uno strumento rapido ed economico di condurre in proprio un test del mercato obbiettivo, in vista di una possibile espansione anche “fisica” e non solo digitale.
Premesso tutto ciò bisogna tuttavia evidenziare come si, gli altri paesi Ue abbiano un livello di sviluppo digitale più alto del nostro ma bisogna anche evidenziare come un uso poco esteso del e-commerce internazionale all’interno della Digital Single Market sia trasversale a tutti i paesi membri dell’Unione.